Volontari Apurimac Onlus

IMMAGINI, RICORDI, RACCONTI

Pensieri di uno stagista

luca e alessio volontario apurimac onlus in nigeria

Luca e Alessio nella sede di via dei panieri

Oggi è il turno di Luca che ci racconta la sua esperienza con Apurimac…

Come in quasi tutte le cose belle che accadono nella vita, anche questa volta il caso ha giocato un ruolo da protagonista.  Era un normale pomeriggio di settembre quando, affetto da una pigrizia post vacanze estive, vagavo per i vari siti internet delle ONG italiane alla ricerca di uno stage o, perché no, di un lavoro.

Ciò che colpì la mia attenzione, quel giorno, furono un logo ed un nome, così esotico nella sua semplicità : Apurimac.

Curioso come non mai, mi bastò un semplice click con il mouse per accedere ad un mondo che fino ad allora mi era ignoto.

La cultura andina, e in particolare quella peruviana, mi aveva sempre attratto e per questo fu molto semplice per me entusiasmarmi mentre leggevo dei progetti che Apurimac Onlus stava portando avanti nei paesi del così detto “Terzo mondo”, a partire dalla Nigeria e arrivando all’Algeria, passando, ovviamente, per la regione peruviana da cui l’associazione ha preso quel nome che tanto mi aveva colpito.

Decisi di contattare Francesca per chiederle in che modo fosse possibile collaborare con loro e in un attimo, senza neanche accorgermene, mi ritrovai catapultato all’incontro nazionale che Apurimac ha tenuto a San Gimignano, nell’ottobre 2013.

Partito senza troppe aspettative, subito mi sentii come in famiglia e ancora oggi mi domando come sia stato possibile che si venisse a creare una tale complicità in così pochi giorni.

In un convento, insieme a persone che il giorno prima neanche conoscevo, è iniziata la mia esperienza con Apurimac.

Di ritorno a Roma ho subito iniziato lo stage in comunicazione e raccolta fondi, spinto dal desiderio di mettermi alla prova in una realtà associativa più grande rispetto a quella in cui ero abituato a lavorare e, soprattutto, mosso dalla voglia di darmi da fare per l’associazione.

E’ stata una delle rare volte in cui, sin dal primo giorno di lavoro, mi sono sentito parte del gruppo.

Mi sono sentito parte di quei progetti che Apurimac, tra mille difficoltà, cerca di portare a compimento da quando è nata. Ho subito capito che il mio ruolo, seppur fossi appena arrivato, poteva davvero essere utile a coloro che vivono dall’altra parte del mondo in condizioni meno privilegiate delle nostre.

Ho imparato a conoscere approfonditamente il progetto volto a portare i Biodigestori sulle Ande e quello sul “Peace Building” a Jos, oltre a tutti gli altri progetti di sviluppo. Ho conosciuto persone che hanno deciso di lavorare per uno sviluppo più equo e sostenibile del nostro pianeta, sacrificando, a volte, anche parte della propria vita privata.

L’organizzazione di un evento di raccolta fondi, al pari della più semplice pubblicazione su un social network, è di fondamentale importanza per un’organizzazione come Apurimac che lotta ogni giorno per farsi conoscere e per crescere.

Partendo dall’organizzazione di “Cosa bolle in pentola”, fino alle più piccole attività giornaliere svolte negli ultimi due mesi, ogni giorno mi sono alzato dal letto al mattino pensando che il mio lavoro potesse essere utile non solo a me e all’associazione, ma anche a qualcun altro.

Probabilmente è stato questo pensiero ad alimentare il mio entusiasmo al di là di ogni mia aspettativa.

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Questa voce è stata pubblicata il dicembre 17, 2013 da .
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