Ho deciso di ritornare in Nigeria a luglio ed è stato come se arrivassi per la prima volta, nonostante ormai abbia con questi luoghi e queste persone una certa familiarità. Ho accettato di tornare perché vedevo in questo nuovo progetto, che è partito e che sono stato chiamato a coordinare, una sorta di completamento di un lavoro iniziato per me e per Apurimac nel 2008.
Oggi mi trovo con grande sforzo, ripagato però dal grande entusiasmo di tutti, a gestire interventi e processi di sviluppo che solo 5 anni fa erano per noi impensabili. Apurimac, grazie principalmente allo staff nigeriano che ha tenuto alta la bandiera dell’associazione in momenti di grande difficoltà, è diventata la principale ONG operante nella Middle Belt nigeriana, con particolare riferimento allo stato di Plateau ed oggi conta uno staff di circa 25 persone, due cooperanti dall’Italia, una rete di partner composta da 80 organizzazioni nazionali ed internazionali e un eccellente rapporto con la Provincia agostiniana di Nigeria con cui si co-gestiscono alcune strutture, tra cui la scuola di Abuja.
La virtù di Apurimac è stata quella di non aver mai smesso di credere alla possibilità di pacificazione in questa terra intensa, di aver sempre cercato di far luce su quanto stava succedendo qui, di quale dramma si stava vivendo, attraverso tutti i canali disponibile. Oggi tutti arrivano a spiegare quanto la Nigeria e la middle belt siano importanti per gli equilibri di tutta l’Africa e noi siamo contenti e soddisfatti di aver contribuito a diffondere questo messaggio. La Nigeria è il punto di equilibrio di un sistema regionale assai labile, con infiltrazioni terroristiche di gruppi che hanno mire globali.
La Nigeria è anche la casa immensa ed affascinante della tradizione e della modernità dell’Africa contemporanea. Qui si incontra la donna del nord, musulmana profondamente credente, con il suo abito che non scopre un solo lembo di pelle, che sfoglia curiosa il suo tablet ed è connessa col mondo. Nei suoi occhi ci sono le carovane che hanno solcato il mare del Sahara per secoli e la voglia di trasformare il paese. Qui i ragazzi sono scesi in piazza come movimento “Occupy Nigeria”. Questo può sorprendere, ma noi qui sappiamo che qualcosa di molto importante si sta muovendo ed Apurimac è a supporto di queste spinte.
Gli interventi che Apurimac sta implementando sono attenti a quanto la società civile può produrre di buono e valorizzano tutto il potenziale espresso. In questo momento si stanno supportando le istituzioni scolastiche nell’ inserire nel curriculum educativo la materia “peace-building” che sarà supportata da un manuale su cui stiamo lavorando, il quale sarà adottato non solo dalle scuole del Plateau ma probabilmente da tutte le scuole del Paese su indicazione del Ministero dell’istruzione.
Stiamo inoltre lavorando sulla riconciliazione, non solo tra comunità ma anche tra singole persone che in tempo di crisi sono state vittime e carnefici. Sarà aperto a breve un centro per la gestione dei traumi causati dalle inaudite violenze vissute, coadiuvato da un ufficio di assistenza legale per coloro che hanno perso tutto e a cui nessuno ha mai dato qualcosa indietro. In questo ambito si inaugurerà inoltre un programma di reintegrazione dei ragazzi che hanno preso parte alle violenze, come fase conclusiva di un processo di riabilitazione iniziato lo scorso anno e finanziato dal Ministero Affari Esteri di Malta.
In ambito della lotta alla povertà, si sta lavorando al rafforzamento dei due centri di formazione che Apurimac gestisce a Jos in collaborazione con la Provincia Agostiniana di Nigeria. Intanto sono iniziati i lavori di costruzione di un terzo centro per la formazione professionale nell’area di Mikang, nel cuore del Plateau che accoglierà donne e giovani provenienti dalle aree più svantaggiate e conflittuali dello stato.
Si sta inoltre inaugurando un filone orientato al ruolo dei media nel conflitto, a come questi possano essere determinanti nell’indirizzare gli umori delle persone che vivono e soffrono per questa terrà così eccezionale e martoriata.
Il lavoro è di folle intensità ma siamo qui per questo e per questo vogliamo lavorare. Apurimac sta scoprendo l’Africa, a poco a poco.
L’Africa che in pochi raccontano, quella della rinascita che si basa sulle forze presenti nel paese, che non cerca formule magiche per uscire dalle crisi ma che investe su persone ed associazioni locali che stanno dimostrando di tenere al proprio paese più di quanto i loro leader non dimostrino.
Questa è la nostra speranza e la nostra pregheria, quella di continuare a fare cooperazione in questo modo, su un livello assolutamente paritario con i nostri colleghi e i nostri partner, senza spendere lacrime brevi per le piaghe del continente, ma comprendendone i punti di forza e la volontà di prendere in mano il proprio destino. Fatto questo avremo fatto tanto per questi luoghi così lontani e per i nostri luoghi, altrettanto bisognosi di spinte in avanti.